I migliori chitarristi sconosciuti(1) : Roy Buchanan


Dedico questo primo post sui grandi chitarristi sconosciuti a colui che mi ha ispirato la creazione di questo spazio,vale a dire Roy Buchanan.Infatti fu proprio uno special della televisione americana del 1971,intitolato appunto Il più grande chitarrista conosciuto del mondo a fargli conquistare quel po' di fama che gli permise poi di incidere i suoi pochi dischi e di girare il mondo in vari tour.Roy iniziò la sua carriera verso la fine dei '50 come chitarrista di Dale Hawkins,imbracciando la Fender Telecaster che non tradirà mai e di cui sarà,con Albert Collins,l'indiscusso maestro.Nei '60 diventa chitarrista del gruppo di un altro celebre Hawkins,Ronnie,dove milita come bassista Robbie Robertson,il futuro leader e chitarrista di The Band,il quale proprio da Roy apprende i segreti della solista.La svolta potrebbe arrivare nel '71,quando è in procinto di sostituire Brian Jones nei Rolling Stones,ma all'ultimo salta tutto e il posto viene preso da Mick Taylor.I motivi non saranno mai ben chiariti.Gli anni '70 sono comunque il periodo di maggior successo per Buchanan,quello in cui alterna dischi di gran qualità(Live stock)ad altri meno felici(Loading zone),fino al 1981,quando abbandona il music business disgustato dal tentativo delle major di snaturare il suo stile per inseguire il mercato,ma anche per i suoi annosi problemi con droghe e alcol.Torna nel 1985 con la Alligator,etichetta discografica votata al blues,con cui incide forse i suoi migliori lavori.Nel 1988,quando sembra aver trovato il suo equilibrio,Roy viene arrestato per ubriachezza e si toglie la vita in carcere impiccandosi;una fine che lascerà non pochi dubbi.Tecnicamente Buchanan è un chitarrista molto particolare,soprattutto nell'uso degli armonici e degli effetti.Il suono secco e cristallino della Telecaster è il suo marchio di fabbrica,come la velocità d'esecuzione pur mantenendo il suono estremamente pulito,il suo virtuosismo,talora eccessivo,vanta pochi eguali in ambito rock-blues,ma Roy è capace anche di alternare ai suoi improvvisi scoppi di furore,momenti melodici di grande impatto(The Messiah will come again).Il punto debole che sicuramente ne ha pregiudicato la carriera è la sua drammatica inettitudine al canto.Vi propongo il live di When a guitar plays the blues,suo cavallo di battaglia negli anni Alligator,e la stupenda rilettura di After Hours,dove,messi da parte i virtuosismi,la chitarra di Roy sembra quasi parlare.

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