Avvistamenti : I Mistici Dell'Occidente-Baustelle


Raramente questo blog si occupa di attualità,con ottimi effetti sulla salute del latore di queste righe e,spero,anche su quella di chi passa di qua spesso.Faccio volentieri uno strappo per i Baustelle e,visto che sembra essere l'argomento del giorno,anch'io vi presento il loro nuovo album I mistici dell'occidente.Innanzitutto devo dire che,avendo molto amato questo gruppo dai tempi in cui erano indipendenti(bella definizione che vuol dire pressapoco nulla),pessimisticamente temo sempre un passo falso ogni volta che escono sul mercato;anche per questa volta posso tirare un sospiro di sollievo,I mistici dell'occidente è un bell'album.Meno adolescenziale dei primi lavori e meno ricco e ridondante di Amen,che con la sua varietà accontentava un po' tutti,è un disco da ascoltare più e più volte,possibilmente con attenzione(magari con gli auricolari e vagando per la campagna,come è capitato a me...)per assaporare i testi di Bianconi che,attualmente,ha ben pochi rivali in Italia,e gli arrangiamenti raffinati e ricercati,ripuliti quasi del tutto da suoni elettronici.Il titolo dell'album è ispirato dall'omonimo libro di Elèmire Zolla,insigne studioso di religioni,e testimonia l'interesse sempre vivo dell'ateo Bianconi verso una personale visione della fede che ricorreva già nei lavori precedenti.E il primo brano del disco ci porta subito in un atmosfera appunto mistica,con un organo da chiesa che apre la bella Indaco,prima di lasciar spazio all'intenso cantato di Bianconi e di Rachele.I pezzi sono piuttosto diversi l'uno dall'altro,e così abbiamo un paio di insolite accelerazioni rock come San Francesco e La canzone della rivoluzione,pezzi in puro stile Baustelle come la bella Follonica,che ruota attorno al tema dell'inutilità dell'esistenza,tipico tema della poetica del Bianconi,e L'estate enigmistica,il rimpianto per il passato di Rane(Perchè il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane),che dietro la parvenza di pezzo pop leggero cela versi raramente così struggenti e sentimentali.Discorso a parte merita Gli spietati,brano scelto come singolo che,già dal titolo eastwoodiano evoca atmosfere western e morriconiane ricorrenti in vari brani,specie nei cori,nelle chitarre che si intrattengono sulle note basse e sullo sfizioso uso della tromba e dello scacciapensieri siciliano.E' anche questo un pezzo tipicamente in stile Bianconi,la differenza la fa il finale recitato con la voce distorta di Francesco che declama versi assai intensi,da ascoltare con attenzione.I pezzi che vi propongo come assaggio sono i miei preferiti,e rimandano entrambi in modo diverso al maestro De Andrè;il primo è I mistici dell'occidente,brano che parte in modo folgorante e che,per i miei gusti,avrei preferito rimanesse un po' più dimesso anzichè esplodere nel ritornello,vera croce e delizia da sempre dei Baustelle;ma anche così rimane un gran pezzo,particolare anche nella breve coda con un assolo della tromba che poteva essere forse più approfondito.L'altro pezzo è L'ultima notte felice del mondo,uno dei pochi brani cantati da Rachele,che propone un arpeggio di chitarra tipicamente sixties(che ricorda un po' La canzone dell'amore perduto) e una parte di tromba che rimanda vagamente a Inverno di De Andrè.Insomma un album forse meno immediato dei precedenti,sicuramente molto intenso e,ripeto,da ascoltare con la dovuta attenzione.

Commenti

  1. come ho scritto in altri blog...io questo album l'ho assaporato. ascoltarlo richiede veramente molta attenzione, è un album d'élite, a mio avviso. non è per tutti, causa la scrittura elaborata, fine, elegante, armoniosa di Bianconi, che a mio parere non ha nessun paragone in Italia.
    a me piace l'ultima traccia,l'ultima notte felice del mondo.
    i baustelle fanno parte del mio dna,io li adoro.però per me l'album più bello resta Amen.

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