Chiedi alla polvere-John Fante
Incipit
Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce a andandomene a letto.
Che fare, allora? Alzerò la faccia al cielo, balbettando e farfugliando con voce
impaurita? Mi scoprirò il petto e lo percuoterò come un tamburo per
attirare l'attenzione del mio Cristo? O non è forse più ragionevole che
io mi ricopra e continui il cammino? Ci saranno momenti di confusione e
momenti di desiderio, e altri in cui la mia solitudine verrà alleviata
solo dalle lacrime che, come uccellini bagnati, cadranno ad ammorbidire
le mie labbra aride. Ma ci sarà consolazione e ci sarà bellezza, come
l'amore di qualche fanciulla morta. Ci saranno risate soffocate e la
quieta attesa della notte e una tenue paura dell'abbraccio avvolgente e
derisorio della morte. E la notte verrà, e con essa i dolci oli delle
mie marine, versati su di me da chi ho abbandonato per inseguire i sogni
della mia gioventù. E io sarò perdonato, per questo e per altro, per
Vera Rivken e per l'incessante battere d'ali di Voltaire, affascinante
uccello, e perché mi sono fermato a osservarlo e a sentirne il canto.
Tutto mi sarà perdonato, quando farò ritorno alla mia terra sul mare.
A parte il contorno del viso e il candore dei denti, non era bella.
Questo non è che l'inizio, ma potrei anche raccontarti la storia di una sera passata sulla spiaggia con una principessa bruna, parlarti della sua carne senza significato, dei suoi baci come fiori di cera, privi di profumo nel giardino della mia passione.
Due persone in una stanza: una è una donna, l'altra Arturo Bandini, che non è né carne, né pesce, né niente.
Dio Onnipotente, mi dispiace di essere diventato ateo, ma hai mai letto Nietzsche?!
– Ti odio – mi disse.
Lo sentivo quest'odio, potevo quasi annusarlo, o udirne il suono, ma sogghignai di nuovo. – Lo spero bene, ribattei. – Chi si attira il tuo odio non può essere altro che un tipo in gamba.
– Giovanotto, – mi disse. – È messicano per caso?
Mi indicai e mi misi a ridere.
– Messicano, io? – scossi il capo. – Sono americano, signora Hargraves. E quello non è un racconto sui cani. Parla di un uomo e non è niente male. Non c'è nemmeno un cane, lì dentro.
– Non ospitiamo messicani in quest'albergo, – insisté.
– Non sono messicano. E il titolo l'ho tratto da una favola. «E il cagnolino rise a vedere uno simile spasso».
– E nemmeno ebrei, – concluse.
Si cominciava a scorgere, in distanza, il luccichio tremolante della canicola. Risalii il sentiero fino alla Ford. Presi la copia del mio libro, del mio primo libro, la aprii e scrissi a matita sul risguardo: "A Camilla, con amore, Arturo". Percorsi un centinaio di metri verso sud-est e, con tutta la forza che possedevo, gettai il libro nella direzione che lei aveva preso. Poi montai in macchina, avviai il motore e partii per Los Angeles.
Dalla prefazione
Così l'ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c'è la polvere dell'Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere.
E c'è una ragazza ingannata dall'idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro.
C'è sempre qualcosa di così intimo e vero in quello che ha scritto Fante. C'è sempre un Bandini che compare riflesso nello specchio del nostro bagno mentre ci laviamo i denti. C'è il Bandini insopportabile dei nostri 18 anni, pieno di sé arrogante che nasconde la paura del fallimento, c'è il Bandini irrisolto con la famiglia e annegato nel suo talento da cui teme di non uscirne vivo. Arturo Bandini è il regalo più grande che Fante avrebbe potuto farci.
RispondiEliminaBen(s) detto! In Arturo Bandini c'è la vita, e quando c'è la vita si piange, e si ride, ma non si resta mai indifferenti.
RispondiEliminaLo skin del tuo blog, con la frase di Charles Baudelaire, è strepitoso. :)
RispondiEliminaPassa a dare un'occhiata alla mia page.
___________________Edoardo Bozza.
Grazie.
RispondiEliminaHo visto come usi le parole.
In modo molto diverso da quello che farei io.
Per questo mi piace.
Saremo buoni amici.
Non ne dubito che lo saremo. :)
RispondiEliminaTi ringrazio vivamente per l'interesse verso ciò che scrivo.
A presto
___________________Edoardo Bozza