Twin Temple - S/T (2019) Recensione


Il mondo è bello perché è vario, specialmente se il mondo in questione è quello dello show-biz. Ogni artista deve cercare di arrivare al grande pubblico e in tempi di sovraesposizione da web e social, il compito non è certo semplice.



Sei una bella ragazza e canti meglio di Amy Winehouse quando decideva di cantare sul serio e non di gigioneggiare strafatta sul palco di qualche club? Hai alle spalle una band coi fiocchi ma la tua musica suonava un filo datata già negli anni ’60?
Queste, presumibilmente, sono le domande che hanno guidato Alexandra e Zachary James nel creare il loro progetto dei Twin Temple. E non hanno trovato di meglio che infarcire la loro proposta, un robusto doo-woop venato di blues, soul e r&b dei tempi d’oro, di immagini e rituali satanisti; anch’essi, in verità, un po’ datati, se è vero che ormai cinquant’anni sono passati dalle stragi di Manson e da quando dei ragazzotti inglesi, dopo aver visto un film di Mario Bava, davano vita ai Black Sabbath.



Quello che conta, però, è che grazie o meno a Satana, possiamo ascoltare uno dei dischi più belli e sorprendenti dell’anno, il debutto dei Twin Temple.
Il suono è talmente credibile che sembra quasi di trovarsi di fronte a un ritrovamento di un LP originale dei favolosi sixties. La voce di Alexandra James è davvero quanto di più adatto, pastoso ed efficace si possa immaginare per il genere scelto, sebbene a volte si soffermi troppo a citare la Winehouse. E questo non è un bene, ma solo perché Alexandra non ha nulla da invidiare alla grande Amy, avendo una voce ancora più black e potente, che ricorda forse più una Shirley Bassey. Gli arrangiamenti, con tanto di fiati e coretti doo-woop, farebbero la gioia di Quentin Tarantino e le melodie omaggiano ora Buddy Holly, ora Paul Anka, ma anche il blues più satanico, quello di Screamin Jay Hawkins, con cui condividono anche le grottesche sceneggiate live.



I pezzi che vi consiglio di mettere seduta stante nella vostra playlist sono Sex Magick, con tanto di video che un tempo avrebbe scandalizzato i più. La voce di Alexandra James qui è talmente potente da saturare il suono del microfono, ma lei e i suoi Twin Temple danno il meglio anche nella successiva I Know How To Hex You e nella portentosa I’m Wicked, dove si stenta davvero a credere che a cantare non sia Shirley Bassey. Gli altri titoli che vi consiglio non fanno certo dubitare delle intenzioni di questi simpatici adoratori del maligno – come il fatto di stampare 666 copie in vinile, nell’originale autoproduzione – e sono The Devil, Lucifer My Love, Santa Muerte e Let’s Hang Together. Titoli che fanno capire come anche un po’ di autoironia – quanto mai salutare in questo caso – permei tutta la situazione. Gli altri pezzi sono leggermente inferiori, ma nel complesso il disco dei Twin Temple si fa ascoltare dall’inizio alla fine senza cali di tensione e senza annoiare.
Come direbbe Martin Mystere: “Diavoli dell’inferno, che disco!”

Voto: 9


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