Julia Jacklin - Crushing (2019) Recensione



Il cantautorato femminile un po’ indie, ora impegnato ora più frivolo, è forse l’unica vera novità del panorama indie rock degli anni duemila, da Cat Power in poi, passando per Marissa Nadler, Sharon Van Etten e Angel Olsen solo per citarne qualcuna.


Atmosfere minimali e a volte lo-fi, tra il folk registrato nella cameretta e i film di Wes Anderson.
A incarnare perfettamente tutte queste caratteristiche Julia Jacklin, bionda ragazza sorprendentemente australiana – però sembra uscita da Picnic a Hanging Rock – da poco fuori col sempre delicato sophomore, intitolato Crushing.
Il disco è l’ideale colonna sonora per cuori spezzati ma pur sempre indie, con alcuni video che sembrano omaggiare il mondo del già citato Wes Anderson e, a parte qualche esplosione di vitalità come in Head Alone e Pressure Party, presenta pezzi molto lenti e di grande atmosfera. Difficile non empatizzare con Julia e la sua voce angelica, talmente in primo piano da far sentire qualsiasi sfumatura fino ai respiri della giovane del Nuovo Galles del Sud.



La bravura di Jacklin sta nel cantare con un tono talmente dimesso da risultare affascinante, molto minimale, per poi aprirsi nei pezzi più mossi a improvvise esplosioni di vitalità che dimostrano comunque le buone doti vocali, e nel saper sempre trovare comunque melodie catchy anche nei pezzi più lenti e impegnativi.



Il pezzo forte del lavoro – per chi scrive – è posto subito in apertura, Body. Si tratta di una ballata lentissima e dall’arrangiamento scheletrico, che cresce pian piano attorno alla voce indolente di Julia fino a suggerire un’esplosione che però non avverrà mai. Head Alone, dal testo che potrebbe essere adottato dal Me Too, è un classico pezzo indie più variegato che invece, a sorpresa, si apre in un ritornello solare dalla bellissima melodia. Splendida, a livello di Body, Don’t How To Keep Loving You, altro lentone alt-country che fa pensare un po’ a certe ballate di Neil Young in apertura. When The Family Flies In è un altro bel numero ricco di pathos e dall’improvvisa apertura melodica. Da segnalare anche la delicata filastrocca di Comfort, che chiude degnamente un album imperdibile per chi ama il cantautorato femminile.

Voto: 7.5

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