Recensione: John Grant - Grey Tickles And Black Pressure (2015)



È passato qualche mese dall'uscita del terzo lavoro solista di John Grant, ex leader degli Czars, uno dei culti meglio nascosti del pop degli ultimi anni. Il primo album di Grant, quel Queen Of Denmark pluripremiata prima opera, rimane ancora oggi tra i miei album preferiti di questi anni e il suo seguito Pale Green Ghost, nonostante l'inserimento di qualche synth di troppo, era di poco al di sotto.
Con Grey Tickles And Black Pressure siamo di fronte a un ulteriore step verso la dicotomia musicale di questo bravissimo artista; infatti, se da un lato permangono ballate semi-acustiche di classe cristallina, dall'altra Grant preme ancor più l'acceleratore sull'elettronica più spinta e, anche se il tutto produce a volte effetti tra lo stridente e lo straniante, la qualità si mantiene ancora su livelli d'eccellenza.
L'apertura è affidata all'iper classica ballata che dà il titolo all'album, alla cui stupenda melodia fa da contraltare un testo caustico dove Grant ironizza sul fatto che l'esistenza di problemi più gravi - il cantautore è gay e sieropositivo - gli precluda il diritto di lamentarsi. Ma già da subito le sonorità virano su un'elettronica sofisticata, anche se a tratti piuttosto indigesta, prima di planare di nuovo su toni più consoni al passato degli Czars con la bella Down Here e soprattutto con Global Warming dove Grant mischia di nuovo sapientemente la più bella melodia degli ultimi anni con un testo corrosivo verso i soliti luoghi comuni. Magma Arrives e Black Blizzard vantano ancora belle melodie, ma ammantate d'elettronica, e c'è ancora spazio per il duetto con Tracey Thorn e per la chiusa classicheggiante di No More Tangles e Geraldine, due pezzi veramente sontuosi.
Dico la mia: se tutto il lavoro fosse composte dalle sole ballate, il voto si attesterebbe su un bel nove tondo, ma visto che l'elettronica sembra essere la nuova passione e valvola di sfogo di una delle voci più belle del pop attuale, non me la sento di essere troppo dure verso le parti dominate dai synth, quindi il mio giudizio si mantiene ampiamente su livelli d'eccellenza.

Voto: 7.5

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