Tutorial: Come si scrive una recensione (senza ascoltare il disco)
Cari amici aspiranti blogger e non, il momento che tanto avete atteso è giunto: dopo aver letto per anni quintalate di tutorial, da Aranzulla in poi, che vi spiegavano di volta in volta tutti i trucchi per guadagnare con un blog, cucinare la carbonara perfetta, costruire un ordigno nucleare in quattro semplici mosse, stirare alla perfezione le vostre ciocche ribelli, usare l'acqua calda senza ustionarsi e quant'altro, anche noi di ALR ART BLOG abbiamo deciso di scendere in campo e pubblicare, finalmente, tutorial veramente utili.
Iniziamo col tutorial che tutti i music blogger che si rispettino stavano aspettando, ovvero le 11 regole fondamentali per scrivere una buona recensione. Senza aver ascoltato il disco.
Parliamoci chiaro, mandare avanti un blog, specie se lo si fa da soli, non è per niente facile; tutti abbiamo un lavoro, be', proprio tutti magari no, ehm... una vita sociale da mandare avanti, la casa da tenere in ordine, la spazzatura da buttare, le ricorrenze coi parenti, le domeniche a scongiurare il suicidio e tutto quanto. Tempo per documentarsi, leggere libri, vedere film, ascoltare musica e scrivere la relativa recensione non sempre ce n'è. E allora il buon blogger si trova davanti a un bivio: o rinunciare a qualcuna delle attività sopraelencate, o al sonno, e scrivere recensioni approfondite e piene di sostanza (quello che cerca di fare il vostro umile narratore, peraltro senza riuscirci sempre), o affidarsi alle seguenti 11 regole. Leggete e fate tesoro:
1. Chitarre taglienti come rasoi.
C’è poco da fare, se il disco che vi accingete a recensire fa parte del vasto genere che va dal rock blues al metal più estremo, le chitarre taglienti come rasoi sono quello che fa al caso vostro. Sebbene, va detto, in anni di frequentazioni pseudo musicali mi sia capitato in una sola occasione di sapere di un amico di amici che si era tagliato, sfilando una corda rotta, con una chitarra. E questa persona non stava tanto bene.
2. Il suono sporco e analogico.
Se venite a sapere che il disco che avreste dovuto ascoltare è stato inciso con quattro soldi, il suono sporco e analogico può essere la soluzione adatta a voi. Potete alternarlo con la sempre valida produzione vintage da garage band, e al suono spontaneo dell’indie di una volta.
3. Suona come se…
Un buon vecchio trucco è quello del suona come se… Basta una piccola ricerca sulle influenze della band che vi apprestate a recensire fintamente, et voilà, il gioco è fatto. Per dire, “suona come se gli Stones fossero nati nei ’90, e avessero incontrato i Mudhoney mentre si recavano dal pusher, ibridando il tutto con le sensazioni psichedeliche dei Pink Floyd più agresti, se solo a suonarli fosse stato un John Martyn in acido, con un tocco di Britney Spears e Gigi D’Alessio. Il che, ovviamente, non vuol dire un cazzo.
4. Le buone vecchie pulsioni.
Quando proprio non sapete che pesci pigliare, le buone vecchie pulsioni vi verranno in soccorso. E allora ecco album suonare vintage, con pulsioni lisergiche che fanno di questo lavoro un trip psichedelico, o il beat elettronico che si mischia a pulsioni da rock ‘n’ roll anni ’50. Per non parlare della pulsione che vi spingerebbe a uscire in piena notte per aspettare sotto casa il recensore di turno.
5. Le tinte.
Avete sempre disprezzato le tinte per i capelli? Giungete a un compromesso, visto che le tinte sono qui per salvarvi il culo, miei recensori posticci. Ed ecco così le tinte dark new wave dell’esordio di tal dei tali, o le tinte psych-blues del fenomenale quartetto danese. Voi che credevate le tinte a esclusivo appannaggio di qualche ex premier da strapazzo!
6. La Captatio Malevolentiae.
“La fotografia non ha solamente il potere di “fermare” il tempo e racchiudere lo spazio: con la ben nota tecnica della long exposure è possibile condensarli, ricavandone una sintesi complessiva assieme irreale e iperreale, un simulacro che solo l’immaginazione e l’arte sono in grado di plasmare. Un espediente che Jason Shulman ha recentemente applicato al medium cinematografico, distillando interi film in singoli frame compositi: quadri impossibili, avvolti in una nebbia da cui emergono forme diafane, volti irriconoscibili e scenari senza identità, definiti in maniera prettamente emozionale dalle loro cromie sbiadite.”
Vi giuro, questo inizio di recensione l’ho davvero preso da un noto sito musicale. Chi avrebbe il coraggio di continuare la lettura dopo un’introduzione così cervellotica e soporifera?
7. La Next Big Thing.
Se proprio non sapete a che santo votarvi, e se state recensendo un disco di brit pop, la Next Big Thing è un must a cui è difficile rinunciare. Negli anni abbiamo assistito a una Next Big Thing almeno ogni settimana, e tutte queste promesse sono state mantenute quanto quelle di Renzi in campagna elettorale.
8. La disamina pezzo per pezzo.
Questa tecnica ha molti pro e un solo, piccolo, contro: almeno un paio di pezzi li dovete ascoltare! Quindi, armatevi di pazienza, investite quei 7-8 minuti, e poi descrivete minuziosamente influenze e suoni. Per gli altri brani potrete scrivere la prima minchiata che vi viene in mente, tanto nessuno arriverà a leggere fino a quel punto.
9. La tecnica Social.
Simile alla precedente, ma non necessita di perdere tempo ad ascoltare nemmeno mezza canzone, sfruttando l’appiattimento dei cervelli per cui dobbiamo essere debitori a Facebook. Si dice infatti che il lettore medio di post su FB, consideri i contenuti oltre le tre righe troppo lunghi per le sue capacità di concentrazione. Vi basterà dunque vergare tre righe dove ripeterete keyword appetibili ai motori di ricerca o i nomi dei vostri sponsor. Se ce li avete.
10. Fa bel tempo se non piove.
Tecnica assai raffinata, per veri virtuosi della tastiera, detta appunto “tecnica del fa bel tempo se non piove”. Per applicarla non dovrete far altro che applicare le auree regole dei tutorial che trovate in rete: ovvero dire tutto e niente. Esempio: “Disco che suona antico e moderno insieme” o “Pezzi coesi e omogenei tra loro, anche se ogni canzone sembra dischiudere un mondo a sé”. Aiutatevi anche ripetendo continuamente titolo e nome dell’autore, sarete odiati da chi ama la bella scrittura, ma amati dai motori di ricerca.
11. Buttatela in rissa.
Tecnica assai divertente, se non vi fate prendere la mano. Non dovete far altro che offendere tutto e tutti, in particolare i fan dell’artista che state analizzando. Scommettiamo che otterrete commenti e reaction come mai
12. Varie ed eventuali.
Qualche suggerimento che va sempre bene.
Gli arrangiamenti sontuosi, raffinati, ricercati o, se proprio volete esagerare, flessuosi.
Le partiture d'archi che creano grande atmosfera. Il suono jazz soffuso. Le coloriture
minimal.
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