20 Album ideali per scoprire il Blues : 1.The Outlaw Blues Band


Con questo post vorrei iniziare una serie di recensioni riguardanti una delle mie grandi passioni , il Blues.Ogni album che andrò a presentarvi è,secondo me,ideale per avvicinarsi a questo genere, padre del Rock e di molta della musica leggera che ascoltiamo a tutt'oggi.Si tratta di dischi perlopiù poco conosciuti,anche nell'ambito stesso del Blues,ma,a mio giudizio,ideali per l'ascolto anche da parte del pubblico meno smaliziato.Inizio con l'album omonimo di The Outlaw Blues Band,gruppo americano autore di due album alla fine degli anni sessanta dal sound molto vario che, partendo dal Blues,si avventura in territori limitrofi ma neanche troppo,quali il Jazz,il Rock Psichedelico e un tocco di Latin Rock alla Santana.La band è guidata dallo straordinario chitarrista Philip John e dal talentuoso polistrumentista Joe Whitman,che si cimenta al sassofono,al flauto e allo xylofono.Il disco parte subito spedito con Tobacco Road,pezzo classico inciso da svariati gruppi,che subisce un trattamento funkeggiante con la chitarra di Philip John che emerge col suo suono peculiare.Suono che emerge più prepotentemente già dal secondo pezzo,uno slow che già per il titolo meriterebbe l'acquisto dell'album:Tried to be a good boy(But i'm worse than a nazi).Il suono di John è molto robusto e saturo e,senza troppi fronzoli e virtuosismi,si impone all'ascolto con una sonorità squillante e con fraseggi di grande effetto.Dopo un pezzo piuttosto tradizionale,"How bad love can be",si arriva al mio pezzo preferito:"I've got to have peace on my mind".Si tratta di un brano dalla struttura tipicamente Blues,ma trattato ampiamente in chiave psichedelica,la voce è pesantemente passata al Phaser con un effetto eco a dir poco straniante che si oppone al suono chiarissimo dell'aggressiva chitarra di Philip John.Lo xylofono aggiunge un ulteriore tocco fuori dagli schemi a questo brano tra i più particolari in ambito blues.Dopo "Lost in the blues",altro brano piuttosto tradizionale,si arriva all'altro picco creativo del disco,cioè"Death dog of doom",pezzo sperimentale tra jazz e psichedelia,molto slegato dal blues,dove per otto minuti si alternano gli a solo dei vari strumenti.L'album si chiude con "Sweet sixteen",un altro slow reso celebre dalla versione di B.B.King,con di nuovo una grande prestazione di Philip John,protagonista del solo centrale e di alcune geniali trovate anche a livello ritmico,e con "Two tranes coming",breve strumentale guidato dal sassofono di Whitman , che omaggia lo stile di John Coltrane.In conclusione si tratta davvero di un album imprescindibile per chi ama le contaminazioni in ambito Blues,ma godibile anche da un pubblico poco avvezzo a questo genere.Quanto a"The Outlaw Blues Band",incideranno nel '69 un altro album,"Breaking In",di pari valore e altrettanto sconosciuto,prima di sparire nelle nebbie psichedeliche di un'epoca di creatività irripetibile.

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