Avvistamenti : Brown Bird-Salt For Salt(2011)
Con l'ondata di folk band che ci sta sommergendo da un paio d'anni a questa parte urge far un po' di chiarezza. Direi che la vecchia divisione tra il folk d'impianto anglosassone, che trova le sue radici in arie medievali e gighe scozzesi, armonie vocali e arpeggi di chitarra(vedi Midlake, Mumford & Sons e Fleet Foxes), e quello americano, che riunisce la grande madre blues col country, il bluegrass e le ballate di protesta(Anais Mitchell, Drew Piston e tutti i seguaci e figliocci di Dylan e Waits).
I Brown Bird fanno decisamente parte della seconda opzione; dapprima creatura solitaria del barbuto chitarrista e cantante David Lamb(che ricorda per timbro ma anche nell'aspetto Dan Auerbach), dopo un promettente esordio di un paio d'anni fa, hanno trovato nuova linfa nel decisivo innesto di MorganEve Swain, talentuosa cantante e polistrumentista nell'ambito degli archi. Ed è proprio il fiddle di MorganEve a caratterizzare maggiormente i passaggi più particolari del disco con accenti gitani e arabeggianti che rimandano a certe atmosfere gipsy-jazz alla Django Reinhardt, soprattutto nello strumentale Shiloh e nella conclusiva, bella, Cast no shadows. Più ancorati alla tradizione americana, ma comunque validissimi, altri episodi come il blues di Thunder and lightning e dell'iniziale Fingers to the bone, o ancor il folk classico di Come my way, dove nel violino della Swain aleggia un inaspettato fantasma di De André. Niente di particolarmente nuovo, insomma, ma una manna per chi ama la musica suonata con anima e tecnica; nel suo genere una delle cose migliori dell'anno.
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