Avvistamenti : Metals-Feist(2011)
Metals, il quarto album di Leslie Feist, arriva a quattro anni dal precedente The Reminder e, ve lo dico senza tanti giri di parole, è uno dei dischi migliori, se non il migliore, di questo 2011. La cantautrice si conferma con questo lavoro una spanna sopra alla gran parte delle sue colleghe, invero tantissime, portabandiera di un folk-pop acustico e minimale declinato al femminile. Metals è un lavoro assolutamente maturo, composto da dodici tracce dove non si ravvisa un solo calo di tensione, dall'apertura di The bad in each other, con la chitarra della canadese che cerca fraseggi blues sulle corde basse, come accadrà in più pezzi, e rincorre il fantasma di Joni Mitchell a livello vocale, prima di agganciare una melodia che entra in testa al primo ascolto. Già, perché la grande forza di Feist è quella di riuscire a far convivere una voce da brivido, a tratti al limite del virtuosismo ma mai sopra le righe, con arrangiamenti misurati e di gran classe e, soprattutto, con melodie cristalline e mai appiccicose o banali.
Così il miracolo si ripete tra le luci soffuse di Graveyard, nella delicata Caught a long wind e nel tono leggermente elettrico di How come you never go there, nell'inusuale trattamento riservato a A commotion e nelle acustiche Comfort me e Cigadas and gulls, mentre la conclusiva e sontuosa Get it wrong, get it right, porta alla luce l'influenza, già manifesta in alcuni pezzi, di un altro illustre, e forse sottovalutato, conterraneo di Feist, il grande Bruce Cockburn, concludendo trionfalmente questo piccolo gioiello folk.
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