Avvistamenti : Io Tra Di Noi-Dente(2011)


Queste prime settimane di ottobre sono dense di ritorni per parecchi nomi di punta dell'indie di casa nostra, da Dente a Bugo, dagli ...A Toys Orchestra agli Zen Circus, oltre al sorprendente(ma nemmeno tanto...) album d'esordio dei Cani. Degli altri magari parleremo nei prossimi giorni, tempo permettendo, per adesso vi propongo il mio preferito, Dente. Aspettavo il suo nuovo lavoro con una certa preoccupazione; visto il successo del precedente L'amore non è bello, il rischio che il buon Peveri si fosse montato la testa andava messo in conto. Invece Io tra di noi(ammettiamolo, il nostro ha talento per i titoli) prosegue sulla via dei predecessori, ossia un cantautorato delicato e intimista, con arrangiamenti semplici ma curati e tuttaltro che banali, e testi che affrontano sempre temi personali senza lanciarsi in tirate politiche un po' moraleggianti, come spesso capita in tanto indie italico. Dente, come peraltro ammesso dallo stesso, parla sempre di se stesso e, anche se l'ironia de L'amore non è bello, qui è un po' offuscata da una maggiore amarezza di fondo, non manca il suo gusto caratteristico per i giochi di parole, già a partire dai titoli, La settimana enigmatica e Giudizio universatile ne sono buoni esempi, ma anche Saldati, che cita, anche in una strofa, la celeberrima Soldati di Ungaretti. Il disco parte con la delicata Due volte niente, dove un bel testo basato tutto su negazioni si sposa con lo scarno accompagnamento di una solitaria chitarra acustica. Questo mi piace, tra le altre cose di Dente, il non farsi problemi di inserire un pezzo solo chitarra e voce, che mantiene il suo basso profilo per tutta la durata, senza la solita esplosione strumentale che tante canzoni rovina. Si prosegue con Piccolo destino ridicolo, dove emerge, come spesso accade, il fantasma di Battisti e con una fenomenale apertura: Più che il destino, è stata l'ADSL che vi ha unito. Saldati è il singolo, e forse l'unico pezzo a rischio tormentone, con quell'appiccicoso fa fa fa. Casa tua è il mio pezzo preferito della raccolta, con Io sì e la minuscola gemma di Cuore di pietra(quarantasette secondi che sembrano citare De Gregori), dall'incedere psichedelico-bucolico e il testo che descrive poeticamente l'amata fino ad una repentina svolta strumentale che mette fine al tutto. Da segnalare anche la chiusa di Rette parallele, tipica ballata su due entità inconciliabili, ma che stupisce per la lunga coda a ritmo di samba, e la credibile disco music di Giudizio universatile. Insomma Dente continua col nuovo lavoro la sua personale esplorazione di un mondo di sentimenti e piccole malinconie(si veda la bella Io sì o Da Varese a quel paese), popolato di attimi di felicità e fugaci ricordi di amori andati male, rischiando, immagino con ben pochi patemi, di essere troppo cerebrale per il grande pubblico addomesticato da radio e tv, e troppo poco alternativo per piacere agli alternativi di professione. A me piace, come diceva Totò.

Commenti

  1. anche a me piace.
    se poi sia migliore del disco precedente, solo il tempo ce lo dirà...

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