Faber Nostrum - AA.VV. (2019) Recensione
È uscito da un po’ Faber Nostrum, tentativo coraggioso ma di dubbia opportunità di coniugare l’ItPop contemporaneo con l’immane e irripetibile opera di Fabrizio De Andrè. Vediamo come se la sono cavata i vari interpreti.
Vi
risparmierò i pipponi filosofici sull’utilità di questa operazione: nessuna.
Gli artisti invitati a prendere parte non hanno nemmeno in parte la statura di
De Andrè, e anche se l’avessero poco cambierebbe. L’obiettivo di far conoscere
alle nuove leve il grande cantautore è fuori portata; in tempi di social,
talent e quant’altro, non si ha tempo per ascoltare la musica – spesso di
qualità bassissima – di oggi, figuriamoci per le riscoperte. Chi si appassiona
a De Andrè lo farebbe lo stesso, in genere più per ereditarietà o competenza, e
non con operazioni di questo genere. Il rischio che le cover sembrassero uscite da
una pessima puntata di X-Factor c’era tutto e in alcuni casi si realizza
appieno.
Si
parte con Sally, riveduta e corretta – via, scherziamo – dai Gazzelle; base
elettro pop, cantato indolente e voce assolutamente inadatta, tra Pupo e
Daniele Groff – fate voi. Tutto sommato, però, sentiremo di peggio.
Voto:
5
Gli
Ex-Otago si cimentano con Amore che vieni, amore che vai e la sparano davvero
grossa. Base lounge e interpretazione ancora più evanescente del loro solito.
Mortificare così il classico dei classici del loro concittadino è quasi
criminale, ma tant’è.
Voto:
4
Willie
Peyote, ne Il Bombarolo, si lancia nella più surreale delle imprese: riscrivere
un testo di De Andrè. Qui l’effetto X-Factor è davvero sorprendente, peggio di
un Anastasio qualsiasi, tre minuti di banalità snocciolate senza patemi.
Voto:
1
Il
suonatore Jones è affidato ai Canova, band che forse non farà mai il botto ma
di solida professionalità. La voce che ricorda un po’ Cremonini la fa quasi
sembrare una cover di quest’ultimo, lenta, aderente al modello e un po' ridondante. Comunque piacevole.
Voto:
6.5
Canzone
per l’estate di Cimini con Lo Stato Sociale è una cover che scivola via senza
lasciare troppe impressioni, se non l’errore consueto di caricare troppo – con un’interpretazione
dalle parti di Rino Gaetano – testi che non ne hanno proprio bisogno.
Voto:
6
I
Ministri si occupano del trattamento di Inverno, altro classico
irraggiungibile. Il pezzo è abbastanza rispettoso e talmente bello da piacere
anche con una vocalità così palesemente inadatta. Accettabile.
Voto:
6
Colapesce
gioca un po’ d’astuzia con La canzone dell’amore perduto, dopo aver contraddittoriamente
affermato di odiare le cover di De Andrè. Forse per questo sceglie di
coverizzare la versione di Battiato. E lo fa con un certo charme.
Voto:
6.5
Se
ti tagliassero a pezzetti affidata a The Leading Guy è forse la sorpresa della
raccolta. Sospeso tra il De Gregori più folk – Adelante, adelante o Il bandito
e il campione – Paolo Nutini e The Tallest Man On Earth, il pezzo è forse l’unico
che brilla di luce propria dell’intera raccolta. Chapeau.
Voto:
7.5
Motta
si occupa di Verranno a chiederti del nostro amore. Francesco sa cantare una
sola canzone, ma lo fa bene. Potrebbe quasi essere una definizione della parola
stile, me ne rendo conto. E così fa con De Andrè, facendo completamente suo il
pezzo.
Voto:
6.5
La
Municipal, duo fratello e sorella pugliese, si prende in carico l’improbabile
incombenza di coverizzare La Canzone di Marinella, a doppio rischio pestata di
merda, causa versione di Mina. Non se la cavano nemmeno troppo male, ma il
compito era decisamente troppo gravoso. Ti piace perdere facile.
Voto:
6 di incoraggiamento
Fadi,
crogiuolo di razze italo- africane in salsa romagnola, offre una intensa e
credibilissima versione di Rimini. Qua e là un po’ sopra le righe ma promosso.
Voto:
6.5
Allora,
è una cosa mia, lo ammetto, ma non riesco a non trovare pesante e sopra le
righe qualsiasi cosa a cui si approccino gli Zen Circus. La versione di Hotel Supramonte è
rispettosa e filologicamente corretta, ma non riesce a non annoiare.
Voto:
6 per obiettività
I
Pinguini Tattici Nucleari sono una band che apprezzo molto per la loro carica
ironica. Qui cercano di rendere divertente Fiume Sand Creek. Ecco, Fiume Sand
Creek non è un pezzo divertente.
Voto:
4
Artù
si cimenta con un altro intoccabile: Il Cantico dei Drogati. Il giovane
cantante si emoziona, la voce si spezza e nel crescendo canta a pieni polmoni.
Laddove De Andrè sembrava quasi sussurrare. Ecco, appunto. Una cover che
andrebbe presa a esempio di come non si fa una cover.
Voto:
3
Vasco
Brondi ha finalmente spento Le Luci Della Centrale Elettrica, ha imparato a
cantare e ci regala una Smisurata Preghiera degna del Maestro. Ottima chiusura,
il problema è quello che abbiamo ascoltato prima.
Voto:
7
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