Reportage: Siren Festival
Il Siren Festival di Vasto continua il suo processo di consolidamento nel panorama europeo come uno dei festival più suggestivi e godibili. Questa edizione è stata di assestamento, con nomi forse meno altisonanti delle prime edizioni ma grande risposta di pubblico, tra tante luci e qualche ombra organizzativa.
Quello che vi propongo è un reportage sicuramente incompleto, troppi sono infatti gli appuntamenti per seguirli tutti in modo approfondito, e tante sono anche le distrazioni che la splendida Vasto, tra cibo, mare e bellezze storiche, offre per non lasciarsi incantare da aspetti meno squisitamente musicali. In ogni caso, programma alla mano, mi ero fatto un'idea degli artisti che più mi interessavano, bilanciati tra bei nomi della scena più o meno alternative italiana, qualche colpo internazionale ben assestato, con alcune belle sorprese, e un mare d'elettronica, genere verso il quale nutro una sincera e profonda idiosincrasia. E al netto di qualche falla organizzativa che, cercando di inseguire procedure di sicurezza cervellotiche e macchinose è riuscito, specie nella prima serata, a creare situazioni di disagio e pericolosità nello splendido Cortile D'Avalos, trasformato in una sorta di trappola per topi con i già di per sé pochi varchi presidiati e chiusi in modo palesemente insensato.
Ecco i live a cui ho assistito e le mie impressioni.
Colombre
Il live, in cui ripropone quasi tutti i brani dell'album e Svastiche tratta dal repertorio della vecchia band, si rivela all'altezza. Nella suggestiva cornice di Porta San Pietro, tra passanti birra-muniti e signore che scuotono le tovaglie dalle finestre del borgo, infastidite o incuriosite da tanto chiasso, Imparato dà vita a un set molto energico, con un linguaggio del corpo quasi allucinato ma efficace come presenza scenica, leggermente più duro della versione da studio, soprattutto per il cantato che spesso si trasforma in un urlo disperato. Bellissime Blatte e Pulviscolo, promosso senza meno.
Allah-Las
Baustelle
Peccato non aver potuto assistere, causa mancanza di ubiquità, ai set di Andrea Laszlo De Simone e Giorgio Poi.
Gomma
La band di Caserta, che per vie traverse e leggi non scritte ma ben conosciute, ha goduto quest'anno del plauso di certa intellighenzia musicale, mischia un po' di tutto dall'emo al post rock, dal punk allo shoegaze, con una frontgirl che sembra crederci fin troppo per essere sincera, dando vita a una ricetta davvero indigesta. De gustibus; i miei, dopo il terzo pezzo, mi hanno condotto dritto in pizzeria, data l'ora.
Noga Erez
Questa ho fatto appena in tempo a seguirla in qualche pezzo, non la conoscevo dato che frequenta generi poco affini al mio gusto. Elettronica impegnata, su cui l'israeliana emerge quasi rappando, buona presenza scenica e tutto sommato set abbastanza gradevole. In un mondo perfetto, e con tanto tempo a disposizione, si potrebbe approfondire.
Arab Strap
Tirando le somme, festival che si merita un bel voto, soprattutto per le location, stupende, per le band minori, frutto di un lavoro competente e ricercato. Un po' meno per i pezzi da novanta, per il suono traballante di qualche live e per un'organizzazione a tratti macchinosa.
All'anno prossimo, Vasto!
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