Live Review: Morcheeba @Arena del mare di Pescara

Mi sono recato al live dei Morcheeba pensando di trovare la tipica vecchia gloria appassita, ridotta a un palcoscenico non troppo prestigioso per fare un po' di cassa. E invece mi sono trovato davanti a una band di robusto rock psichedelico, trasfigurazione del blando trip hop di vent'anni fa.



Quando, qualche settimana fa, con un colpo a sorpresa è uscito fuori il nome dei Morcheeba come band clou dell’agosto pescarese, non posso nascondere di essere rimasto sorpreso. La scelta in sé mi è sembrata coraggiosa, i Morcheeba sono sì una band che ha venduto milioni di dischi nel mondo e che, a più riprese, ha goduto di grande popolarità anche nel nostro paese, ma questo accadeva molti anni fa e ora i Morcheeba, che per la cronaca si chiamano Skye and Ross, dopo la fuoriuscita di Paul Godfrey, sono tornati a essere un gruppo di qualità eccelsa, dalle sonorità fascinose e sorprendenti, ma tutt’altro che una band sulla cresta dell’onda.
Se poi pensiamo che la nostra città, specie quest’anno, tende ad attirare artisti che vanno un po’ a colpo sicuro, alfieri di un gusto nazional popolare forgiato davanti agli schermi televisivi, di indubbio richiamo e professionalità ma di qualità artistica altalenante, sono di questi giorni le esibizioni di Gabbani, Ermal Meta e Nek, i Morcheeba proposti peraltro come grande attrazione gratuita, mi avevano proprio sorpreso. Piacevolmente, devo dire.
Il gruppo, formato alla metà degli anni ’90 a Londra con l’incontro dei fratelli Paul e Ross Godfrey con la cantante e stilista Skye Edwards, fin dall’inizio si è imposto come versione più commercialmente appetibile dell’allora imperante trip hop di Bristol, fino a trasformarsi in band pop che miscelava in sé elementi svariati; l’hip hop delle basi di Paul, il funk jazz e il blues psichedelico della chitarra di Ross e la voce di Skye, particolarissima e carezzevole, vero punto di forza dell’ensemble inglese.
Il nome è un gioco di parole tra M.O.R. acronimo dell’espressione Middle Of The Road (centro della strada, ma anche una band inglese anni ’60) e cheeba, nome slang dato alla cannabis.
Dopo varie vicissitudini, liti e cambi di formazione, arriviamo al live di Pescara con Skye e Ross più che mai in sella.
E devo dire che la mancanza di Paul si sente eccome, tuttavia, almeno per il mio gusto personale, in maniera positiva. Sono infatti venuti a cadere, nella versione live dei vecchi successi, le basi hip hop, a favore di un maggior tasso di rock psichedelico, con le parti di chitarra e organo estremamente dilatate.
Ed ecco che i loro grandi successi, riproposti tutti nel live all’Arena del Mare, assumono una sembianza nuova, perché diversa dalle registrazioni di studio, e allo stesso tempo vecchia, visti gli arrangiamenti che si fanno più pertinenti alla psichedelica in voga a cavallo tra i sessanta e i settanta del secolo scorso. Trigger Hippie, The Sea, Blinfold, World Looking In e Otherwise si arricchiscono così di parti chitarristiche lisergiche e piuttosto lunghe, e svisate di organo che fanno pensare più ai Doors che all’uggiosa Bristol. La chiusura è invece affidata a Rome Wasn’t Built In A Day, loro pezzo forte specialmente in Italia, proposta in una versione assolutamente fedele al singolo, tra il consenso della folla.
Insomma un live che mi ha molto sorpreso sia in sede di presentazione per il nome inaspettato, sia per gli arrangiamenti che segnano una piccola svolta nel sound di questa band, sulla breccia ormai da ventidue anni.
E soprattutto, vista la presenza di un pubblico numeroso, certo attirato anche dalla gratuità dell’evento, la dimostrazione che la nostra città può osare anche nomi meno digeribili per le grandi platee abituate ai soliti noti.

Per la qualità, infatti, ci dovrebbe essere sempre spazio.

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