Avvistamenti: Cosmic Wheels (2015)

Ancora su sentieri di heavy psichedelia (e che palle, direte voi, forse anche giustamente...), un lavoro che è un vero gioiellino per i cultori del genere, e che, stranamente, arriva dagli States, sempre più parchi di dischi che si rifanno genuinamente all'età dell'oro del genere. E, forse non a caso, si tratta di un lavoro registrato nel 2007 e che mai aveva visto la luce; se oggi possiamo ascoltarlo lo dobbiamo all'opera meritoria dell'etichetta Heavy Psych Sounds, nome che poco spazio lascia all'immaginazione. Dietro il moniker di Cosmic Wheels si celano in realtà i fratelli Marrone, Paul, batterista dei Radio Moscow, valida band di rock blues ai confini del mainstream, che qui oltre a darci dentro con la batteria fa quasi tutto da solo, tranne per il basso e l'armonica dove si cimenta suo fratello Vincent. Si tratta in realtà di poco più di un demo, tanto che i pezzi non hanno nemmeno un titolo, tranne per gli ultimi due, che sono anche gli unici episodi cantati del lavoro. Ma al di là dell'ovvia incompletezza con cui suona il tutto, si tratta di pezzi davvero gustosi per l'appassionato che può divertirsi a cercare di volta in volta le varie influenze. Così, giusto a titolo d'esempio, andiamo dai Cream di Steppin' Out, apertamente citati nell'Untitled #4, ai Blue Cheer che aleggiano un po' ovunque, ai Deep Purple dell'Untitled #7, alla traccia 8 che parte citando Good Looking Woman, dei mai troppo ricordati Black Cat Bones, e poi clona il riff di The Warning, resa celebre dai Black Sabbath, ma da ascrivere ai misconosciuti ma validissimi Aynsley Dunbar Retaliation. Abbiamo poi un episodio di blues più ortodosso, quasi acustico, nella nona traccia, e i due pezzi cantati; 12 O'Clock Groove Street, sorta di blues cosmico, trattato con effetti vari e con tanto di coretti che fanno tanto west coast con tutti gli stereotipi del genere, fiori tra i capelli, jeans a zampa e fricchettoni strafatti che si rollano un joint tra un solo lisergico e l'altro, e No Ones Know Where They've Been, sorta di stravolto blues hendrixiano che chiude questo lavoro consigliatissimo, ma solo agli appassionati del genere. Per gli altri, astenersi se volete evitare episodi acuti di orchite.

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