Avvistamenti: Calexico - Edge Of The Sun (2015)

 Ogni nuova uscita dei Calexico è un po' come passare una serata con gli amici di sempre, in quel locale che da ragazzi era abitudine frequentare tutti i giorni, e dove ora si va magari per una rimpatriata una tantum. Si sa già che qualcuno verrà preso in giro per storie di vent'anni fa, che si riderà per battute becere su difetti fisici, si parlerà male di chi non c'è e si finirà alticci a rimpiangere i bei tempi che furono e che all'epoca così belli non sembravano nemmeno. E nonostante siano passati gli anni tutto ci sembrerà uguale, giacché le idee che si hanno gli uni degli altri sono talmente radicate che il cervello inserirà il pilota automatico, bypassando rughe e spigolosità che magari non c'erano; non ci accorgeremo nemmeno che il locale ha cambiato gestione e tappezzeria. E, fatta salva qualche passeggera nostalgia post sbronza, non ci si penserà più fino alla prossima rimpatriata. Bene, questo pseudo trattato di sociologia da "Donna Moderna" per dire che coi Calexico si rischia di andare talmente sul sicuro da non accorgersi di quanta ricerca a livello di scrittura e arrangiamenti si celi dietro ogni loro uscita, ben nascosta dietro un family feeling che rischia di far sembrare la band sempre uguale a sé stessa. In realtà, anche in questo Edge Of The Sun, i Calexico si muovono sicuri nel solco di una tradizione che, giunti ormai a quasi vent'anni di carriera, essi stessi hanno tracciato pazientemente, brandendo chitarrone mariachi e voci sussurrate come metaforici aratri, ma non mancano di inserire interessanti novità nelle loro complesse tessiture sonore. Ed ecco fare capolino qua e là un delicato tappeto elektro(Tapping On The Line), qualche tocco di batteria elettronica e misurati effetti sonori. Le influenze sono, al solito, le più disparate, al di là del loro marchio di fabbrica, ovvero un tex-mex di qualità(la strumentale Coyoacàn o la classica Beneath The City Of Dreams), che si spinge ancora più a sud con la bella Cumbia De Donde, numero che farà impazzire i calexichiani duri e puri, mentre pezzi quali When The Angels Played o Miles From The Sea, o ancora il delicato valzer di Woodshed Waltz, sembrano prelevati da episodi minori del songbook di Dylan & The Band. Tapping On The Line sembra omaggiare anche il sound del sempre sottovalutato Bruce Cockburn, mentre la novità più eclatante può essere rintracciata nella collaborazione di World Undone coi Takim, gruppo di musica greca che suona anche nella delirante Roll Tango, bonus track piuttosto ghiotta dove convivono mondi apparentemente inconciliabili, da Tom Waits al tango, dal sirtaki alla maestosa voce di Eric Burdon fino al Tanco Del Murazzo di Vinicio Capossela, musicista ben conosciuto dai Calexico, tanto che il pezzo rimanda più o meno direttamente alla loro collaborazione di "Polpo D'Amor".
Da segnalare le bonus track dell'edizione deluxe, che costituiscono quasi un lavoro a sé, incentrato sul versante mex della loro musica. E un consiglio: al prossimo ascolto dell'album, così come alla prossima rimpatriata, cercate di fare tabula rasa di ciò che già conoscete e date per scontato, se riuscirete a guardare con occhi nuovi vecchie realtà, scoprirete qualcosa d'interessante.
 

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