Avvistamenti: Neil Young-Americana

Per la serie "anche i blogger indie-snob sbagliano quando sono troppo prevenuti", avevo frettolosamente bollato il nuovo lavoro del vecchio lupo grigio Neil Young come pretestuoso e superfluo semplicemente scorrendone la tracklist. Niente da dire, un pesante errore di presunzione. Infatti, se da un lato è vero che di dischi di cover ne abbiamo piene le tasche(e gli hard disk), e che titoli come Oh, Susannah o Clementine o l'abusata This land is your land, non ferebbero pensare al meglio, dall'altro abbiamo un Neil Young vispo come ai giorni belli e una band, i Crazy Horse, in gran spolvero e che conosce i segreti delle jam rock come poche altre. Il trattamento riservato ai pezzi è poi davvero straniante, praticamente dei traditional rimane solo il titolo, per il resto diventano in tutto e per tutto pezzi à la Neil Young and The Crazy Horse, come ai bei tempi di Cortez The Killer, per dirne una. Ascoltate le versioni al vetriolo di Oh, Susannah o Tom Dooley, se non mi credete; accordi rocciosi, fili elettrici sciolti qua e là e assoli psichedelici. Da ripescare e ascoltare senza pregiudizi o troppi intellettualismi.

Commenti

  1. Bravo per il ripensamento e l'onesta ammissione

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  2. Vabbé, più che altro era ironica, Neil Young è uno dei miei mostri sacri!
    Ciao Enzo

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