Recensione: Julieta di Pedro Almodovar (2016)
Con la recensione di oggi, ALR ART BLOG inizia la sua collaborazione con l'ispirata penna della blogger Chiara Fiori. Buona lettura.
“Esisti solo Tu, la tua assenza riempie totalmente la mia vita e la
distrugge”
Il nuovo personaggio
di Almodovar è ancora una volta una donna, una bellissima Emma Suarez che si
sdoppia in Adriana Ugarte , una madre che non vede la figlia da dodici anni. È la solitudine la protagonista per trent’anni di esistenza nell’'ultimo film del policromatico
regista iberico, mai deludente.
Julieta è una donna
con segreti e tristezze che prova a
ricostruirsi una vita senza riuscirci fino in fondo.
Solo in seguito ad un
casuale e scioccante incontro per le vie di Madrid, con quella che è stata la
storica amica di gioventù della figlia, Julieta inizia a scrivere una lunga lettera all’ormai adulta Antìa, una lettera che
è la Sua Storia, una memoria da
ricostruire, dove finalmente le racconta tutta la verità.
Quali sono i motivi che hanno portato una figlia a far
perdere le sue tracce per dodici interminabili anni?
Una perdita che equivale
a una morte, una perdita che è una distanza incolmabile, un vuoto che è assenza
inspiegabile; è allora che entra in gioco la memoria, con un racconto scritto che
va a ritroso dalla gioventù della madre passando per i suoi amori, i
tradimenti, i lutti, gli accadimenti e le persone che hanno determinato la
scelta ultima di scomparire, gettando la donna in una disperata e solitaria ricerca dei
luoghi e delle ragioni che l'hanno vista passare per poi andar via.
Un viaggio alla ricerca
dei tasselli del mosaico nei luoghi dove è stata incontrata, le persone con cui ha parlato, per
poi scappare di nuovo, impedendo alla madre di ritrovarla.
Questa è la missione
di Julieta che ce la farà amare in un crescendo di ricordi, figure assenti (maschili
e femminili) e il presente, conoscendo meglio Antìa, i suoi traumi e il doppio
senso di colpa, fino al finale, gustosamente aperto come dev’essere. Il mare
come compagno di viaggio, oceano insondabile guida di nuovi oscuri e brillanti scenari.
Nessun rocambolesco
evento, non c'è qui momento grottesco ma pura essenzialità e una nuova maturità
dell’indomito regista, sempre così attuale,
che non smette di stupirci, portando sul
grande schermo la crudezza e i tesori nascosti nell'intimità dell'universo
femminile. Una storia dove l’inconfondibile stile disincantato almodovariano
lascia spazio a una visione più diretta e scorrevole che ci riporta al caro e
vecchio dramma sentimentalista, con ben pochi colpi di scena.
di Chiara Fiori
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