Skanska Mord - Blues Frome The Tombs (2019) Recensione
Non sorprende più ormai che per gli appassionati di quel blues rock che ebbe il suo periodo di maggior fortuna tra il ’68 e i primi anni ’70, le maggiori soddisfazioni arrivino sempre dai paesi scandinavi.
Ennesima
prova ne sono gli Skanska Mord, band svedese di cui non è facile saper qualcosa
di più, a meno di avventurarsi in oscuri meandri del web, su pagine scritte in
cirillico o in sconosciuti idiomi nordici, con il solo traduttore Google a fare
da Virgilio, causando non poche pagine di sublime, involontaria comicità
surreale.
Blues
From The Tombs è – o almeno così pare – il loro quarto lavoro e, fin dal titolo
e dalla grafica della copertina, chiarisce subito i riferimenti. Un blues
sepolcrale, condito da atmosfere affini al doom, non proprio solari ed estive.
Le band faro del progetto sono le solite: i mitici November e i loro epigoni
nordici, Graveyard, Witchcraft e Brutus. Le radici più lontane affondano però
nell’aureo periodo ’67-’74, quando una serie di band d’oltremanica,
implementando la lezione hard blues dei Cream, creò quel sound che ancora oggi
fa impazzire i capelloni con camicie a fiori e jeans a zampa d’elefante d’ogni
latitudine. Black Sabbath, sicuro, ma soprattutto i primi Free, i Leaf Hound e
i misconosciuti – ma fantastici – Black Cat Bones. Prova ne sia la strepitosa
cover di questi ultimi, Death Valley Blues, per chi scrive il più bel pezzo
slow blues di sempre.
Si
parte subito forte con l’accelerata Snow e la novemberiana Simon Says, tuttavia
le vere gemme di questo lavoro vengono fuori quando la velocità rallenta a
favore di torbide atmosfere blues. Edge Of Doom e Blinded By The Light sono in
questo senso programmatiche già nel titolo e dei veri, piccoli, capolavori del
genere. Molto bella Sun, che parte lenta per poi accelerare un po’ alla volta,
con qualche accenno melodico e un peso strumentale meno asfissiante di altri
pezzi, fino a trasformarsi in un maestoso blues per poi riprendere le liquide e
psichedeliche atmosfere iniziali. Death Valley Blues, come detto, è una cover
dei Black Cat Bones che riprende l’originale quasi nota per nota, dandole una
suggestione vintage quasi più marcata della prima versione che, ricordiamolo,
ha oltre cinquant’anni, e arrichendo il tutto con un’azzeccata armonica che
peraltro fa capolino in vari pezzi.
Blues
From The Tombs è un lavoro destinato ai nostalgici del periodo a cavallo tra
sixties e seventies, che sono tanti e spesso giovanissimi, tutti gli altri si
astengano; questa è roba che non può e non deve uscire dalla propria nicchia.
Nella sua nicchia, tuttavia, è la cosa migliore
uscita nel 2019.
Voto:
7.5
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