Fauna musicale
Anni
di frequentazioni musicali e di live dovevano pur servire a qualcosa o, più
probabilmente, a niente se non scrivere cazzate su un blog da quattro soldi.
Quello
che mi ha sempre colpito, tra la gente che frequenta i concerti, è l’estrema
categorizzazione; certo, in epoca di globalizzazioni e omologazioni planetarie,
capita un po’ in tutta la società, però le caratterizzazioni socio-musicali
sono nettissime e, a volte, esilaranti.
1. Le
ragazzine strappacapelli
O
strappareggiseni o strappamutandine e via dicendo.
Si
incontrano ai live dell’idolo del momento, quindi la mia conoscenza del
fenomeno è leggermente indiretta, visto che, al concerto dell’idolo del
momento, ci posso capitare solo per sbaglio. A testimonianza del decadimento
della competenza musicale del vasto pubblico, va detto che l’idolo del momento
ha subito il seguente tracollo: anni ’50 Elvis e i primi rocker; anni ’60
Beatles e Rolling Stones; anni ’70 dai Led Zeppelin ai Queen al punk; anni
‘80(e qui comincian le dolenti note) Duran Duran; anni ’90: gli Aqua (con buona
pace di chi pensava al grunge); dal 2000 a oggi i protagonisti dei reality
show. Il soggetto strappacapelli è prevalentemente di sesso femminile, è
affetto da attacchi isterici alla vista del proprio, discutibile, oggetto
d’idolatria, nonché da gravi scompensi visivi che lo porta a ritenere
“fighissimo” un Biagio Antonacci o un Vasco Rossi, o sessualmente appetibili
individui come Tiziano Ferro o Valerio Scanu. E’ facile che l’esponente di tale
categoria accusi gli stessi sintomi anche verso tronisti, attori di fiction e
altra feccia simile. Si riconoscono anche dal fatto che riescono sempre ad
occupare le file sotto al palco, oltre ad essere sempre perfettamente edotti
sull’albergo e sugli spostamenti dei loro idoli, e dal fatto che li
applaudirebbero anche se questi cantassero l’elenco telefonico di Ascoli, al
contrario, sull’aria di Così fan tutte.
La loro età è prevalentemente quella dell’acne giovanile, ma si sono
riscontrati anche casi vicini alla quarantina.
2. L’appassionata
generica
Altra
categoria in prevalenza femminile, anche se in percentuale 60-40 circa. Si
tratta di individui che si professano appassionati di musica, che hanno anche
studiato uno strumento da bambini(in genere il piano, obbligati dai genitori),
al quale guardano con sottile rimpianto, ma guardandosi bene dal riprendere a
suonarlo. Dicono inoltre che la musica è la colonna sonora della loro vita e
altre temibili banalità, e alla domanda sul loro genere preferito, rispondono
invariabilmente: -Mah, ascolto di tutto!- Il che, altrettanto invariabilmente,
significa che ascoltano quello che passa Radio Deejay e Mtv e che si sentono
incredibilmente alternativi se ascoltano un pezzo dei Coldplay. Ai concerti,
quasi sempre in grandi stadi, prendono i posti né troppo vicini né troppo
lontani, cantano quando l’imbonitore di turno(a scelta tra: Ligabue, Jovanotti,
Nek, Pausini, Elisa, ma anche i vincitori dei reality o ex star imbolsite e
ormai patrimonio delle masse, tipo U2 e Springsteen)rivolge loro il microfono,
non distinguono il basso dalla chitarra e il folk dalla techno e il giorno dopo
postano su facebook una foto dello stadio con la scritta “io c’ero”. A volte
postano anche frasi di Vasco o di Biagio Antonacci a mo’ di aforisma, manco fossero
Kerouac. Pensano che la musica sia quella e, in definitiva, stanno bene così.
3. Gli
erbivori scalmanati.
Anche
qui prevalenza leggermente femminile. Sono Studenti universitari di materie
umaniste, quasi sempre eternamente fuoricorso. Vestono a metà tra l’hippie e
l’hipster, prediligono concerti indie e alternativi, spesso in festival a tema
o in loft adibiti a locali dalla dubbia agibilità. Discreti conoscitori
musicali, scaricano e ascoltano con buona frequenza; se sono ragazze, hanno
sempre amici che suonano in una band troppo di nicchia per sfondare, amano
fotografare e spesso scrivono su un blog, se sono ragazzi portano la barba e la
kefiah, occhiali da nerd e suonano uno strumento, quasi sempre la chitarra,
tanto che, quando vogliono fondare un gruppo, faticano a trovare bassisti e
batteristi. Per loro il live è l’occasione per ascoltare buona musica che non
passa per i canali tradizionali. Per i primi dieci minuti. Poi diventa
l’occasione per ubriacarsi e fumare smodate quantità di hashish, perdendo di
vista il concerto prima, la realtà poco dopo.
4. L’appassionato
duro e puro.
Categoria
di nicchia. Quasi sempre maschio, si reca al live da solo, cerca un posto da
dove possa studiare il musicista di cui suona lo stesso strumento, allo scopo
di studiarne la tecnica e di criticarlo in caso di errori. Predilige concerti
di artisti di nicchia che difficilmente conosce anche l’esponente della
categoria “3”, e posti senza nessuno attorno. A volte gira video che pubblica
sul suo blog, abbinati a recensioni amatoriali. Si picca di scoprire band
sconosciute, che abbandona appena diventano mainstream, scarica in quantità
industriali album che una volta su venti superano il primo ascolto; storce il
naso bollando come commerciali band che l’utente medio non ha nemmeno mai
sentito nominare, porta t-shirt con citazioni musicali o di film che solo altri
adepti riescono a capire. Sceglie amicizie e frequentazioni soprattutto in base
a gusti musicali e letterari. Occasionalmente si fidanza con persone delle
prime categorie, dando vita a spassose scenette quando cerca, per amor loro, di
assecondarne i comportamenti.
5. Il
discotecaro
Personaggio
fortunatamente in via d’estinzione, confinato in riserve protette, denominate
“discoteche”. Cultore di generi musicali quali techno e house sparati a milioni
di decibel, continua a muoversi a ritmo anche durante il giorno nelle
situazioni più disparate(strada, lavoro, etc.), e ad urlare quando parla spesso
a causa dell’incipiente sordità. Specie diffusa sia tra maschi che femmine,
vanta un innato cattivo gusto nel vestire e nei modi, una smodata passione per
i colori fluorescenti, per il gergo giovanile(anche a cinquant’anni), per le
tecnologie più appariscenti e per le auto “truccate”(il cosiddetto tuning).
Nelle sere d’estate vanno in giro sulle loro Golf o Alfa Mito(o, i meno dotati
economicamente, Fiat Punto elaborate)dai vetri oscurati e l’assetto ribassato,
da cui risuona a decine di chilometri di distanza il vetusto tunz tunz. Condividono questo tratto coi
cultori del neo melodico napoletano, categoria che meriterebbe una trattazione
a parte. Rifuggono qualsiasi aspetto culturale della vita.
Rido tantissimo.
RispondiEliminaNon sono mai stata 1), ho bannato i 2) dalla mia bacheca fb, ho una pericolosa tendenza 3) erba a parte, sono amica di numerosi 4) e sono troppo vecchia per conoscere dei 5)
mi piace il tuo blog
Silvia (sono l'altra tipa di measachair)
Ciao Silvia, grazie dei complimenti, e attenta ai 5) Stanno mutando geneticamente e sempre più spesso li troviamo tra i cinquantenni, per la serie "non è mai troppo tardi"!
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